I roar upon the river, an inland tidal wave
I am the storm over the sea, the blur inside the rain
I scream across the shoreline with the thunder, then I’m gone
I pass over your harbour, roaring on and on
The DIY one-man band from Somerset, UK, is back with another three-song EP, after the really cool split with Sacral (here is our previous review) and a similar (in structure) EP from 2021. We were kindly sent it just before the release on Bandcamp, so rejoice, you won’t need to wait for a long time to listen to “Revenants”, it’s already there for your enjoyment.
Atmospheric and yet short and to the point, the EP starts with the sounds of wind blowing and the speech of some British politicians threatening migrants of incarceration while some hoodlum cheer and applaud. And then, “Dogs at the border” properly commences with a frenzied guitar and fierce drumming, going really well with the enraged singing. The song itself unfolds as a mid-paced track with the occasional outburst of violence; the riffage is quite simple and primitive and exactly for this reason, more convincing, with a memorable main riff. The central section is a more hardcore break offering a chorus suggesting to rebel, as rabid dogs, against authority. I mean, quite a start.
There isn’t much time to take respite from the aggression: “Suicide Revenant” makes its appearance with more thunderous sounds, so to speak, and an equally appealing riff. The guitar dialogues with the relentless drumming and, for a very short time, occasionally plays with some dissonance here and there, keeping the listeners’ attention focused and the interest high. It plays out pretty much, songwriting-wise, as the first track, while maintaining its own identity and remaining equally enjoyable and memorable. Here are perceivable the hidden, but audible, trash influences giving the EP its sound.
The third and final track is, probably due to the longer duration, a bit more complex than the previous two. Everything that was on offer it’s repeated in a more layered manner, a more nuanced complexity added here and a little there. The pace is pretty much the same: a more “pensive” black metal, a bit less swiftness, and a more thoughtful execution, which allows for all the ideas (and, for a short time, the bass) to thoroughly shine. The song goes on and then, just before releasing all the pain, the misery and the sheer rage, it offers some solace, a truce of a kind; but it’s only an illusion, the fury explodes again and the guitar escorts the listeners to the natural conclusion of the EP.
Lyrics-wise, the songs deal with how migrants are dehumanised, with the difficulties of living in these shitty times, with despair and resistance (amongst other concepts, ideas, matters), and they are beautifully crafted and poetically written. Even if they are not always intelligible, this EP asks you to sit down, listen and read, for they are perfectly complementary to the music.
As already mentioned, the EP is on Bandcamp with a “pay what you feel” policy for the downloads; the proceeds are going in their entirety to Bent Bars Project, a support letter-writing (and much more) group supporting LGBTQ+ people in the UK who found themselves within the reach of the penal system and thrown in a cage. Great music helping out a great cause, show your love to Heron and their Void Angel!
La one-man band dal Somerset ritorna con un EP di tre pezzi, dopo l’EP di durata simile del 2021 e lo split molto figo con i Sacral (qui la nostra recensione). Heron, la persona dietro il progetto, ci ha gentilmente mandato il tutto contenstualmente alla release su Bandcamp: gioite, poiché l’EP è già disponibile all’ascolto.
Dal sound atmosferico e di breve durata, l’EP si apre con il rumore del vento ed un discorso distante di qualche politic del Regno Unito che minaccia di incarcerare migranti, mentre sullo sfondo un gruppo di idioti applaude e si gasa. “Dogs at the border” inizia così, prima di lasciare spazio ad una chitarra concitata ed a una battera furiosa che ben si amalgamano al cantato, incazzato ed urlato. La canzone si sviluppa come un pezzo non velocissimo, ma con occasionali impeti di violenza; il riff principale è memorabile, ma tutto quanto il lavoro della chitarra lo è, proprio perché giocato su direttrici di semplicità primitiva e diretta, senza fronzoli. La sezione centrale presenta una sorta di breakdown più vicino all’HC, mentre il canto diventa una litania gridata che invita a ribellarsi come cani rabbiosi. Si comincia bene.
Non c’è tempo per riprendersi dall’aggressione sonora che già “Suicide Revenant” si presenta con un suono più roboante ed con un riff ugualmente suggestivo nella sua semplicità. La chitarra dialoga ininterrottamente con la batteria, che suona instancabile, e talvolta gioca, per lassi di tempo molto brevi, con alcune dissonanze che aiutano a mantere l’attenzione e l’interesse degli/delle ascoltatori/ascoltatrici. Simile, nel song-writing, alla traccia che la precede, mantiene comunque una sua identità, ed è al pari memorabile. Qui si fanno più udibili le ben nascoste, ma presenti, influenze thrash che danno all’EP il suo suono.
La terza ed ultima canzone è anche la più lunga e, probabilmente per questa ragione, lievemente più complessa delle altre due. Tutto ciò che è già stato sentito è qui ripetuto ma in maniera più stratificata, con l’aggiunta di punti di maggiore complessità. L’andamento è circa il medesimo, un black metal più meditabondo, caratterizzato da una minore velocità (rispetto ai canoni del genere) e da una esecuzione più ragionata, che permettono a tutte le idee nell’EP (e, per un po’ anche al basso) di ricevere la giusta spotlight, anche se solo molto brevemente. La traccia, ad un certo punto, offre un po’ di respiro, una sorta di tregua, ma solo illusorie, prima di riesplodere con furia e, mentre il suono di chitarra accompagna gli/le ascoltatori/ascoltatrici alla conclusione dell’EP, rilascia tutta la rabbia, la frustrazione, il dolore.
I testi trattano svariati argomenti, da come i/le migranti vengono disumanizzat a quanto sia terrificante vivere in questi tempi merdosi, passando per la disperazione e la resistenza ad essa, ed altre idee, concetti, scritti con sensibilità e poesia. Non sono sempre comprensibili (è comunque Black Metal), e dunque l’EP ci chiede di sederci ed ascoltare leggendo, poiché si integrano perfettamente con la musica.
Come già detto, l’EP è disponibile su Bandcamp con una policy “paga quello che vuoi” per i download. Il ricavato va interamente a Bent Bars Project, un gruppo di supporto a persone LGBTQ+ nel Regno Unito che si trovano sotto il braccio lungo del sistema penitenziario o, peggio, gettate in qualche gabbia. Ottimo EP per una buona causa; andate e mostrate un po’ di supporto ad Heron ed ai suoi Void Angel!