Il testo originale è stato pubblicato, in inglese, dall’Antifascist Black Metal Network a questo indirizzo.
Sul condividere spazi e palchi con musicisti e personaggi problematici
Per decenni la condivisione di spazio, la coesistenza e persino la collaborazione di artisti in modo trasversale a tutto lo spettro politico hanno rappresentato la normalità nel circuito dell’intrattenimento mainstream. Ovviamente la questione non può essere affrontata degnamente in poche parole, data la sua natura prettamente politica a cui possono corrispondere interpretazioni divergenti persino tra i vari ambienti di sinistra/antifascisti. Tuttavia è quanto mai urgente e necessaria una presa di posizione, e questa la rivendichiamo come nostra.
Coesistere non è sinonimo di contestare
La mera presenza di persone antifasciste negli stessi spazi dove si vedono fascisti, razzisti, omofobi ecc. non è indice di contestazione. La condivisione di spazi e l’esistenza simultanea di artist dalle più disparate esperienze politiche nella scena metal (e non solo) non è certo una novità; al contrario si tratta di uno status quo inveterato, sin da quando provocatori di destra e reazionari vari hanno cominciato a diffondere le loro ideologie attraverso propaganda, bias culturali o semplici scelte estetiche.
Band dai testi sinistreggianti hanno sempre calcato i palchi metal coi suddetti loschi figuri e la loro presenza non li ha mai fatti allontanare. ANZI! Spesso li ha in qualche modo legittimati, consolidando la narrativa di una “fratellanza metallara”, di una aprioristica libertà di espressione, con l’illusione che il fascismo si potesse combattere nel mercato delle idee semplicemente prendendone le distanze sul piano musicale, mentre gli stessi fascisti venivano lasciati indisturbati nel mercato capitalista (non a caso) del metal.
Fascismo, razzismo, misoginia e altri disvalori di tal fatta hanno prosperato in queste condizioni, sia in maniera plateale sia camuffandosi subdolamente in norme “culturali” ed estetiche, perché la compresenza di band simpatizzanti della sinistra che propugnano il loro messaggio fine a se stesso non li contesta MAI realmente. E la scena metal è poi diventata sempre più ostile a chi mette in dubbio o critica apertamente il mercato, quello ideologico come quello capitalista.
Come si può dunque riguadagnare terreno?
Semplice: diventando a nostra volta OSTILI e INTRANSIGENTI. Con azioni di disturbo o intimidatorie, col mettere in ridicolo e facendo terra bruciata attorno quelli che questo terreno lo userebbero per diffondere odio e intolleranza contro gli/le oppress (ma sentitevi sempre liber di diffondere odio e intolleranza per gli oppressori).
Bisogna andare oltre le semplici dichiarazioni e assicurarsi che gli indesiderati si sentano davvero come tali.
Cosa di per sé non facile, dato che decenni di inazione e pratiche liberal hanno trasformato la scena metal in un terreno fertile per questi soggetti discutibili rendendoli addirittura ben voluti, spesso più delle persone antifasciste e anticapitaliste.
Così se davvero vogliamo liberarcene dobbiamo essere preparat al meglio.
E in che modo prepararsi?
Prendete esempio dai sindacati conflittuali, dal punk anarchico e dal movimento delle occupazioni. Le loro azioni servono a dimostrare che se volete riappropriarvi di uno spazio, sia esso economico, culturale o un luogo di lavoro, dovete prima “costruire”.
Procuratevi alleati, consolidate la vostra influenza e allargatela, trovatevi compagn e chi vi sostenga, assicuratevi di avere persone a coprirvi le spalle oltre a un posto dove rifugiarvi se necessario. All’inizio adoperatevi in luoghi sicuri, sforzandovi di estendere i loro confini ad ogni occasione, alleatevi con altre scene e persino con contesti non prettamente musicali (e provate a fare questo con modalità anticapitaliste invece di ispirarvi alla ormai rovinata scena metal).
“Anche gli artisti hanno bisogno di guadagnarsi da vivere e per questo hanno meno libertà di scelta”. Qualcuno lo dirà sicuramente.
Siamo d’accordo che anche chi fa musica debba pur mangiare e che “art workers are workers“. Ma proprio per questo noi auspichiamo che le persone anticapitaliste e antifasciste che lavorano si comportino come tali: cioè si uniscano, si organizzino, si coordinino e si supportino l’un l’altr mentre si riappropriano senza compromessi dei luoghi di lavoro di cui hanno bisogno. E ci aspettiamo che costruiscano insieme i loro spazi non come ripiego o come quelli che una volta erano chiamati “ghetti degli artisti” (non a sproposito, visto che l’autoisolamento non è mai una soluzione) ma come posti sicuri, vivibili, dove potersi radunare e preparare l’assalto a quella che ormai è diventata una landa inospitale.
Quando una band antifascista verrà chiamata a suonare nei concerti con una line-up ambigua, questa band si dovrebbe ricordare che qui non si tratta di un gioco a somma zero del tipo “esibirsi o non esibirsi”. Le domande che dovrà porsi assolutamente saranno: possono le band antifasciste portarsi abbastanza seguito nel posto dove sono invitate? Possono coordinarsi con altri gruppi in scaletta per essere più incisive? Quanto si rivelerà ostile una specifica parte del pubblico e quanti potrebbero essere gli indesiderati da dover fronteggiare? Ci saranno abbastanza compagn su cui fare affidamento?
La realtà dei fatti dimostra come contestare alcuni spazi non sia proprio fattibile (almeno per ora) e presenziarvi, come ad esempio allo Steelfest, non farebbe altro che peggiorare la situazione, col rischio di perpetrare l’idea dannosa della “coesistenza pacifica”.
Ma altre situazioni potrebbero essere più accessibili. Per cui la domanda finale non dovrebbe essere se sia legittimo per i gruppi antifascisti suonare insieme a merde fasciste più o meno dichiarate, ma se questi gruppi possano andare negli stessi spazi delle merde e farle pentire di essersi presentate, così magari la prossima volta ci penseranno due volte prima di uscire dalle fogne.
Per concludere
Nessuno potrà imporvi dove suonare. Ma se deciderete davvero di contestare uno spazio non basterà disertarlo. Piuttosto ORGANIZZATEVI. COORDINATEVI. UNITEVI. RIBELLATEVI! E, ovviamente, continuate a perseguitare e intimidire i fascisti e i loro fiancheggiatori in ogni modo che potete. Quindi non preoccupatevi se verrete etichettati come “attaccabrighe” o se perderete dei concerti in futuro: questa è la scena metal, la maggior parte delle volte è meglio perderla che trovarla!
E se qualche spazio non vi vorrà più perchè l’ultima volta avete preso a schiaffi un nazi, beh, questo la dovrebbe dire lunga su quello spazio.