Un anno fa, il 18 ottobre 2019, Santiago del Cile e molti altri centri del paese hanno visto divampare per le strade la rabbia di tantissim che, dopo una settimana di proteste e azioni occasionate dall’aumento delle tariffe dei mezzi pubblici, hanno sfidato la repressione per far sentire il loro resistere allo stato di alienazione e impoverimento imposte dal capitalismo e dal mondo che produce. Così iniziava una serie di rivolte che ha investito la capitale e gli altri centri cileni. Partita con un attacco alle stazioni dei mezzi pubblici, primi referenti spaziali di questo disagio alienante, è deflagrata verso altri obiettivi che ci parlano dell’esistente capitalista: caserme, centri commerciali, supermercati, strutture logistiche e palazzi di multinazionali (tra le quali la stessa Enel).
Nel primo anniversario di questa impressionante sollevazione giungono notizie ed immagini di una nuova rivolta, agita da coloro che ancora, in un mondo paralizzato dalla paura della pandemia, si riversano in piazza contro alienazione, saccheggio e repressione.
Tra i molti momenti che hanno contraddistinto la rivolta, un gruppo di compa incappucciat ha saccheggiato e dato alle fiamme la Iglesia istitucional de Carabineros, che sorge(va) nel Parque San Borja, nel cuore di Santiago. Tale chiesa era stata ceduta ai carabineros de Chile nella primavera del 1976, alla presenza e sotto gli auspici del generale Mendoza, uno dei membri della junta che, poco più di un biennio prima, aveva destituito Allende. Con tale atto, dunque, diveniva il luogo preposto alle necessità spirituali di alcuni dei peggiori servi e complici del regime di Pinochet. La fama dei carabineros come torturatori, violentatori ed assassini impuniti non si è esaurita con la fine del regime, e perdura ancora oggi.
Questo gesto non è solo un atto di anticlericalismo: è la vendetta per la repressione che gli sbirri hanno portato avanti negli ultimi decenni, a cui si lega la critica ad una chiesa cattolica collusa con lo status quo, pronta a condannare chi osi sollevarsi mentre benedice le mani dei carabineros che spezzano ossa, violentano ed uccidono.
Come Semirutarum Urbium Cadavera, mandiamo la nostra complicità solidale alla lotta delle/i compa in Cile.
A chi venisse in mente di legare questo evento ad una certa copertina di un album black metal della second wave, ripensateci: questa è la violenza dell’oppresso contro l’oppressore, quella non erano che giochi da adolescenti borghesucci che volevano sentirsi grandi e pericolosi. Nulla è più grande e pericoloso della rabbia di chi subisce l’oppressione.
NO GODS. NO MASTERS. NO PULOTTI.