Proponiamo la traduzione dell’articolo uscito per No Recess! Magazine e condiviso in inglese dall’autore Alex Gendler sulla propria pagina.

L’inquietante sviluppo a livello globale dell’estrema destra è stata spesso affiancato da punti d’incontro tra fascismo e cultura pop, spaziando tra l’assurdo e l’incongruenza. Ma anche tra chi non si fa più impressionare da cose come i Furry nazisti e la Vaporwave nazista, il “Nazi black metal azteco” può ancora destare sorpresa.

Certamente l’estrema destra nella scena black metal non è una novità.

La storia di alcuni adolescenti norvegesi annoiati che hanno deciso che il tipico satanismo non fosse abbastanza provocatorio e che per questo hanno commesso una serie di omicidi e incendi negli anni ’90, è ormai diventata il tema di molti libri, film e documentari.

Più recentemente il “locus” del black metal nazionalsocialista (NSBM) si è spostato verso l’Europa dell’est, e anche band vicine alla scena metal mainstream sono finite nel mirino per legami discutibili. Ma dato che in Occidente tendiamo ad utilizzare il termine “nazismo” come sinonimo di “supremazia bianca”, l’esistenza di non un singolo gruppo, bensì di un’intera scena musicale che ruota attorno a quest’ideologia e costituita da persone non bianche merita un approfondimento.

Nonostante queste band provengano da tutta l’America latina e alcune persino dagli Stati Uniti, molte di esse sono legate alla “Organización Nacional Socialista Pagana” (ONSP) situata in Messico – un “collettivo politico” risalente al 1999 che funge prevalentemente da etichetta discografica. Seguendo lo stile veramente underground molte delle uscite sono solamente disponibili sotto forma di cassette di difficile reperibilità (che stanno facendo il loro ritorno anche nella scena noise) e, mentre la pagina Bandcamp della ONSP è stata di recente cancellata, alcuni pezzi possono essere ancora trovati su Youtube. Le sonorità, nel loro complesso, sono influenzate dalla second wave norvegese, con una produzione grezza, chitarre buzzsaw e blastbeat.

Dischi di Comando De Exterminio, FX-05 Xiuhcoatl, Sondor, Tlateotocani, Yaocuicatl. Simbologia inequivocabile

I Tlateotocani si mantengono sul semplice con un attacco brutale e diretto, mentre altri come Maquahuitl aggiungono melodie dallo stile epic su di un muro sonoro mid-tempo. Il tratto più distintivo risiede comunque nell’uso del tradizionale flauto di Pan da parte di band come Eztlacuani e Yaocuicatl, questi ultimi aggiungendo occasionalmente voci pulite e femminili al tutto. A livello di tematiche i brani ruotano attorno alla mitologia azteca e maya (o, nel caso della band peruviana Sondor, quella inca), e mentre molti pezzi sono in spagnolo, altri sono in lingua indigena Nahuatl. Alcune band si esibiscono addirittura vestiti da guerrieri aztechi e simulano rituali sacrificali sul palco come parte del live show.

Fin qui sarebbe perdonabile il pensare che questa sia solo una locale scena folk metal che esprime un innocente interesse nella cultura e le tradizioni dell’America pre-colombiana. Ma con uno scrutinio veloce alle copertine degli album e ai titoli delle canzoni, un inferno semiotico si scatena. Le illustrazioni raffiguranti aquile Azteche, giaguari e serpenti sono intervallate da svastiche che ne riprendono lo stile. Soldati delle SS che si ergono orgogliosi a fianco di guerrieri con copricapi pennuti e che impugnano ossidiana. Canzoni quali “H.H. (Hail Huitzilopochtli)” e “Erradicación Judaica (Raza Innecesaria)” lasciano poco spazio all’immaginazione.

Come dare senso a questa strana combinazione?

La spiegazione più semplice sarebbe: semplice influenza estetica – queste band si ispirano alle band europee quali Graveland e Absurd, assumendo l’uso dell’iconografia nazista con l’aggiunta di elementi indigeni. Ma la connessione ideologica è più profonda.

Come nel caso delle loro controparti bianche, queste band dell’ONSP idealizzano il paganismo indigeno ed un ritorno alla tradizione “sangue e suolo” contro la “degenerazione” del mondo moderno, mentre invoca la cristianità come una forza del “globalismo” dietro la quale si nascondono i soliti supercattivi giudei.

Questo è ciò che permette alle band messicane di scrivere canzoni sul massacro dei colonizzatori europei mentre esprimono affinità con i nazionalisti europei, nella stessa maniera in cui i separatisti neri della “Nazione islamica” trovarono affinità, un tempo, con il Ku Klux Klan. I conquistadores spagnoli, sotto questa ottica, non rappresentarono la cultura bianca europea ma furono agenti di un corrosivo complotto giudaico il quale, stando a Burzum (Varg Vikernes), colpì come prime vittime i popoli pagani europei.

Nonostante possa sembrare un bizzarro artefatto dell’età di Internet, questa visione del mondo ha radici storiche profonde. Il sincretismo culturale è da sempre una particolarità delle ideologie di estrema destra sin dalla loro nascita nel contesto del nazionalismo romantico ed il misticismo occultista del 19° secolo, quando diversi nazionalisti europei cercarono di stabilire una relazione parentale con le altre culture antiche di altre parti del mondo, dall’India alla Mongolia. È stata una di queste teorie, la quale supponeva un’antica migrazione indo-europea dall’Asia Centrale attraverso lo stretto di Bering, che ha permesso ad Hitler di classificare i nativi americani come ariani – una nota storica esplicitamente referenziata dalla band di Milwaukee “Sacrificial Massacre”. Naturalmente un elemento spesso dimenticato dell’ideologia nazista fu il suo tentativo di prodursi quale alleata delle popolazioni colonizzate contro i costituiti imperi globali di Francia e Gran Bretagna – il che trova ancora un eco nel mondo di oggi.

Ironicamente è l’appeal del metal come lingua internazionale per l’espressione di rabbia e rifiuto dell’alienazione che ha aiutato a propagandare l’NSBM per tutto il mondo, dall’America Latina alla Malesia.

Negli ultimi anni c’è stata una risposta ben documentata alla proliferazione e alla tolleranza del nazismo all’interno della “comunità metal”. Ma mentre le band europee che usano le rune delle SS e i saluti romani sono facilmente identificabili, le idee sono meno chiare su come trattare gli artisti che oltre a non essere bianchi, cercano di fare passare la propria ideologia di estrema destra con retorica decolonizzatrice e anti-globalista che si può trovare anche a sinistra.

E mentre l’ordine mondiale continua a sgretolarsi (l’ordine mondiale neoliberista, il sistema finanziario americano ecc. n.d.a.), mentre le immagini si diffondono più rapidamente che mai, non possiamo che aspettarci di assistere a ulteriori strane chimere, tenute insieme dai cadaveri della storia e animate dalle ansie della modernità.